CRESTE: EQUILIBRISMI TRA LE NUVOLE
Le creste sono le linee ideali per salire una montagna, sono infatti state l’obiettivo principale dei pionieri dell’alpinismo per il loro estetismo e oltre al loro logicità e per il maggior riparo da taluni pericoli oggettivi come cadute di sassi.
Tra le nostre montagne il Monviso sembra creato apposta per essere salito e le sue creste ne sono le “vie” ideali, non necessariamente, però, le più semplici.
La cresta dal Colle delle Traversette al Monviso ad esempio rappresenta una cavalcata fantastica che culmina sul Re di Pietra a 3.810 metri.
Fu realizzata per la prima volta dal 27 giugno al 1° luglio 1968 Livio Patrile ed Hervè Tranchero, proprio loro i custodi storici dei rifugi Sella e Vallanta, in 5 giorni e 4 bivacchi raggiungendo la cima lungo la Cresta Nord-Nord-Ovest del Monviso, poi dalla vetta del Viso raggiungono il Dado di Vallanta e completano infine la traversata scendendo lungo la Cresta Ovest del Dado realizzando un’impresa alpinistica di gran classe.
Il 16 agosto 1990 Riki Maero, giovane alpinista di Piasco, prematuramente mancato duante la discesa dalla cima della Meije, realizza un altro bellissimo exploit: la prima solitaria della lunghissima cresta in solo 8 ore dal Colle delle Traversette alla vetta del Viso. Erano altri tempi, e un’altra visione delle cose……, ma sempre un gran momento di alpinismo.
Ma questo itinerario attira ancora i sogni di un’altro “ambizioso” il grande, Patrick Berhault . L’otto e nove gennaio 2001 è autore in due giorni di una straordinaria impresa: da solo e in pieno inverno percorre integralmente la cresta dal Colle delle Traversette alla vetta del Viso. Con questa fantastica avventura Berhault firma la prima solitaria invernale e rappresenta un importante capitolo dell’eccezionale traversata delle Alpi realizzata in 167 giorni concatenando le più belle pareti alpine dalla Slovenia alle Marittime in ventidue grandiose ascensioni “storiche”.
Oggi questo itinerario è noto come Cresta Berhault , in memoria del forte alpinista così legato alle nostre montagne scomparso sul monte Dom, nel Vallese, mentre stava realizzando un altro suo sogno.
Se non ci sentiamo ancora pronti per ripercorrere le orme di questi grandi alpinisti possiamo però vivere una giornata di “alta montagna” percorrendone il tratto cosiddetto “Cresta del Colonnello” che dal passo Giacoletti porta sulla cima Roma, non sarà come fare la Cresta Berhault, ma regalerà sicuramente delle forti emozioni in una intensa giornata.
Punta Roma 3.070 m Cresta del Colonnello
Il bellissimo itinerario della Cresta del Colonnello o Cresta Sud percorre interamente la lunga e dentellata linea che unisce il Passo Giacoletti alla Punta Roma.
L’avvicinamento al Passo Giacoletti permette di inoltrarsi gradualmente in un ambiente grandioso e via via sempre più complesso, al cospetto del Re di Pietra che si impone come un possente guardiano per tutta la salita.
Raggiungere il passo e iniziare la scalata sulla cresta sarà come librarsi leggeri nell’aria con un panorama a 360 gradi.
La prima salita della Cresta Sud della Roma, il 12 agosto 1921, rappresenta un momento importante nella carriera delle Guide Giuseppe e Giovanni Perotti, discendenti dell’illustre dinastia di Guide che, dal 1874, con trenta e più nuove vie tracciate, cento e più anni di lotta tenace, sacrifici ed eroismi, ha segnato la storia del MonViso. Per Giuseppe, detto “Pin”, questa è l’ultima “prima” della sua lunga carriera che conta oltre 500 salite al Viso e numerose prime di rilievo. Per Giovanni, appena ventenne, nipote di “Pin” e figlio del famoso “Farina”, inizia invece la sua carriera che sarà scandita da oltre 600 salite al Viso e innumerevoli vie nuove, sovente con il fratello Quintino, anche lui Guida.
Questo tratto di cresta ora è stato rivisto nell’attrezzatura in posto con la sistemazione di protezioni inox lungo il percorso che rendono l’itinerario più sicuro e divertente per un approccio molto più rilassato verso la montagna, senza però sottovalutare quello che stiamo facendo.
Avvicinamento:
Dal Pian del Re passando per Lago Superiore si raggiunge un ripiano con cartelli segnavia (2560 m) e si seguono le indicazioni per la normale alla Punta Roma.
Nei giorni di nebbia è facile in questo tratto vedere la famosa e simpatica Salamandra Lanzai, celebre anfibio tipico della zona, un endemismo locale classificato solo nel 1989. Attenzione a non pestare inavvertitamente questi bellissimi animaletti!
Dopo varie svolte si raggiunge un nuovo bivio ben indicato da cartelli (2800 m) e si lascia a destra il sentiero per la Punta Roma, dopo un breve tratto si lascia nuovamente a destra il sentiero per il passo del Colonnello (2820 m).
In leggera discesa si attraversa la conca erbosa e si raggiunge dopo pochi tornanti uno stretto canalino roccioso. Lo si attraversa seguendo il sentiero tra le rocce e, procedendo per cengette e facili saltini, si arriva al Passo Giacoletti (2990 m, targa in bronzo), il quale comunica con il passo di Vallanta, partenza della nostra cresta. Il sentiero è completamente segnalato e, nei tratti più esposti, attrezzato con tasselli da 10 mm e corde fisse, passi di II°. Ad inizio stagione o in autunno, se nevicato, sono indispensabili piccozza e ramponi per superare eventuali tratti di pendio coperti di neve. Dislivello in salita, 970 m, 460 m se si parte dal rifugio, tempo di percorrenza, ore 2/2,30.
Sicuramente consigliabile il pernottamento al rifugio Giacoletti (2740 m) specie se si concatena un’altra salita il giorno seguente come la cresta Est alla Cima Udine o la logica sequenza alla Cresta del Colonnello: il tratto Punta Roma-Cima Udine o Traversata Gagliardone.
Per prenotazioni il numero è 0175940104, per qualsiasi informazione sugli itinerari il custode , la Guida Alpina Andrea Sorbino, è sicuramente il miglior riferimento.
Autori della prima salita : Mario Sandri con la Guida Giuseppe Perotti e Giovanni Perotti, il 12 agosto 1921.
Difficoltà: PD+ 3c max, 3c obbl. Sviluppo 800 m.
Tempo di salita: 3-4 ore.
Attrezzatura: Fix 10 mm, piastrine e soste omologate. Portare una serie di frieds e fettucce di varia lunghezza. Attrezzata nell’agosto 2008.
Progressione: Per procedere in sicurezza su questo tipo di terreno è necessaria una buona dimestichezza con la tecnica di progressione chiamata “a corda tesa” o “in conserva” e un buon affiatamento tra tutti i membri della cordata.
Discesa: Dalla vetta seguire i segnavia rossi della via normale e il sentiero fino al rifugio, o il Pian del Re (1,30-2 ore)
Descrizione della via
Dal Passo Giacoletti, lasciare il sentiero che attraversa in direzione del Passo di Vallanta e procedere utilizzando la progressione “in conserva” lungo tutta la cresta formata da torrioni e gendarmi affilati mantenendo il filo frastagliato che fa da confine a pareti di oltre 200 metri. Le maggiori difficoltà si affrontano nel primo terzo. Si superano spigoli, fessure, diedri e camini, alternando alla progressione in conserva anche qualche tiro di corda da 25/30 metri.
– I numerosi Fix con piastrine posizionati lungo l’itinerario, oltre a renderlo più sicuro ne evidenziano meglio il percorso.
– Due Fix accoppiati indicano un punto di sosta o l’ancoraggio per una calata in doppia.
A circa metà itinerario si raggiunge il Passo del Colonnello (2995 m, targhetta), dal quale in caso di maltempo è possibile rientrare direttamente in rifugio (segnavia gialli). Dal Passo del Colonnello continuare in conserva lungo la cresta quasi pianeggiante fino alla base di un bel torrione verticale, superarlo a destra lungo un marcato diedro con due belle lunghezze di 25 e 20 metri, 3c obl. Raggiunta l’aerea cresta formata da affilati gendarmi e gradoni di rocce rosse, si percorre l’ultimo tratto sui ruvidi lastroni monolitici arrivando infine alla Madonnina della vetta.
Varianti: Dalla Punta Roma è possibile continuare la cresta per raggiungere Punta Udine, percorrendo la Traversata Gagliardone, 4-5 ore.
Vie di Fuga: In caso di maltempo, l’unica scappatoia è quella dal Passo del Colonnello raggiunto il quale si scende direttamente sul sentiero che conduce al rifugio, 1h e 20’. Il sentierino a tratti esposto, è segnalato con tacche di vernice fino all’incrocio del sentiero principale. E’ sconsigliata la discesa in corda doppia sugli opposti versanti della cresta per la complessa morfologia delle pareti.