Rocca la Meja 2831 m cresta sud est

Rocca la Meja (2831 m) è una bellissima cima rocciosa che sorge sullo spartiacque Stura – Màira, dominando i vastissimi pascoli della Bandìa e della Margherìna. Nel settore è la cima più elevata, oltre che più rappresentativa, e questo, unito alla relativa facilità e comodità di accesso, fa si che sia molto frequentata. Tradizionalmente la roccia della Meja è sempre stata considerata mediocre, fatto questo facilmente riscontrabile nelle immense colate di sfasciumi che la fasciano alla base: questo ha fatto si che l’alpinismo classico ha sempre evitato le repulsive e verticali pareti calcaree, preferendo pochi itinerari lungo creste, cenge e canali evidenti. Negli ultimi anni, però, è in atto una massiccia “riscoperta” di questo settore roccioso, specie delle vaste placconate meridionali, quelle che sorreggono la cengia della via normale: su questa lavagna rocciosa sono nate numerose vie sportive attrezzate a spit, di difficoltà non certo banali (poco o niente sotto il 6a) ma che, a detta degli ormai numerosi ripetitori, si svolgono su bellissima roccia lavorata e piuttosto solida. Sfatata quindi l’aura di diffusa friabilità di cui era ammantata la rocca, la salita per la via normale resta un itinerario breve e tutto sommato poco impegnativo, ma di soddisfazione per l’ambiente severo ma al contempo aperto e solare. La prima ascensione della rocca, per la più impegnativa cresta sud-est, risale al 17/09/1895 ad opera di Giovanni Bobba con due ufficiali degli Alpini. La stessa cordata, in discesa, scoprì la cengia obliqua dell’attuale via normale.

La cresta sud est è un percorso vario che si può interpretare in vari modi con la possibilità di personalizzare a piacere la salita, la roccia richiede attenzione ma a tratti è piuttosto bella. Una classica da non mancare veramente dovertente e didattica e mai troppo banale!

Il Bastione 3047 m Valle Gesso

La prima salita della cresta sud fu dell’instancabile conte V. De Cessole con J.B. Plent il 21 gennaio 1902, la stessa via era stata percorsa in discesa da L. Maubert il 22 giugno 1897.

Bella salita PD con un passo di III su roccia sempre bella, non facile e mai affollata.

Dal Pian della casa si raggiunte il Rifugio Remondino e quindi, seguendo le indicazioni, il Colle di Brocan.
Esattamente dal passo si piega a sx (nord) e si risale una rampa di roccette fino a che porta alla base di un evidente salto. Questo si supera sul filo, ripido ma sicuro (30 m, I-II).
Evitato sulla sx (ovest) un tratto delicato lungo una cengia esposta (5 m, II), si ritorna sul filo, guadagnando la sommità di un gendarme. Si scende, sempre tenendo il filo, sulla stretta forcellina seguente (5 m, II-), poi, in arrampicata si supera il salto soprastante (10 m, II), che riserva in uscita (passo chiave) il superamento di un lastrone fessurato quasi verticale (3 m, III).
Sul terrazzo soprastante c’è un chiodo con fettuccia. Si continua ora lungo la cresta sud ora quasi pianeggiante, seguendo prima il filo poi le poco evidenti cengie sul lato ovest (tracce di passaggio di animali).
Raggiunto il castello sommatale, si sale l’ultimo tratto (50 m, II-) tenendosi sul lato occidentale.
Discesa dallo stesso percorso.

Via de Cessole al Corno Stella Alpi Marittime

Sulle orme del conte Victor de Cessole, grande esploratore della alpi Marittime e non solo, su uno dei suoi capolavori realizzato grazie, soprattutto, alla eccezionale Guida L.B. Plent.

Punta Gnifetti 4554 m e Zumstein 4563 m gruppo del monte Rosa

La Punta Gnifetti, quarta cima, ordinata per quota dopo Dofour, Nordend e Zumstein è sicuramente la meta più frequentata, conosciuta ed ambita per i medi alpinisti del massiccio del monte Rosa. Sulla sua vetta è edificata la Capanna Margherita, a tutt´oggi rifugio-osservatorio astronomico gestito più alto d´Europa voluta dal barone Luigi Beck Peccoz di Gressoney, in accordo con Gaudenzio e Vittorio Sella


Accesso:

Il Passo dei Salati è raggiungibile in funivia sia da Alagna che da Gressoney. A seconda della propria comodità si può utilizzare indifferentemente l´ uno o l´ altro impianto attaverso la funivia che dal Passo dei Salati porta direttamente al Ghiacciaio di Indren, accorciando notevolmente l´ avvicinamento. Dal Passo dei Salati si può in alternatina prende la traccia segnalata che risale le pendici meridionali dello Stolemberg per poi contornarne il versante West (tratti attrezzati con canaponi). Scesi al Colle delle Pisse, per sfasciumi si risale a Punta Indren, dove arrivava la funivia di Alagna, ora chiusa. Seguendo i numerosi ometti, si attraversa la pietraia di grossi blocchi e rocce raggiungendo il Ghiacciaio di Indren in forte regresso. Con parcorso ad arco ci si porta alla base dello sperone che vi si affonda e per tracce di sentiero alternate a tratti attrezzati con canaponi e scalini, si sbuca sul pianoro soprastante, da dove è ben visibile la Capanna Gnifetti, che si raggiunge attraversando il Ghiacciaio del Garstelet e superando un ultimo tratto attrezzato .


Descrizione della salita:

Dal Rifugio Gnifetti scendere al sentiero sul ghiacciaio e risalire la traccia a sinistra sotto le rocce che porta sul ghiacciaio, in zona pianeggiante e crepacciata. Risalire il pianoro fino ad un largo crepaccio superabile su ponte di neve e svoltare a sinistra. Risalire il pendio ora più ripido e per zone di larghi crepacci, con traccia a zig-zag, passare sotto la seraccata della Piramide Vincent e per lungo pendio fino ad un altro tratto in falsopiano quasi accanto al Naso del Lyskamm posto a sinistra. Continuando la salita, sempre puntando al centro dell´ampio colle del Lys, si superano alcuni crepacci un po´ più larghi in corrispondenza di altrettanti cambi di pendenza per giungere nell´ultimo tratto in falsopiano passando accanto al Balmerhorn a destra, con la statua del Cristo delle vette sotto al quale è posto il piccolo bivacco. Si giunge infine sul Colle del Lys posto appena oltre i Lyskamm posti di taglio a sinistra. Ben visibile ed impressionante verso NW la lunga discesa sul ghiacciaio dei Lyskamm verso la Svizzera (q. 4.248 m; 2,30 h). Discendendo brevemente, la traccia effettua un lungo traverso a mezzacosta sostanzialmente pianeggiante appena sotto alcune piccole seraccate della base della punta Parrot in un tratto un poco più ripido del facile ghiacciaio. Si giunge così linearmente sotto il Colle Gnifetti e la Capanna Margherita. Aumentando d´inclinazione la traccia sale decisa verso il colle con alcuni tornanti. E´ possibile trovare in alternativa una traccia che si distacca dalle principale verso destra puntando direttamente verso la vetta, si tratta come è ovvio di una scorciatoia comunque abbastanza violenta poichè sale con un´unica diagonale tutto il rimanente dislivello sino alla cima, consigliabile unicamente a persone ben allenate. Per tutti gli altri la salita consigliabile passa attraverso il raggiungimento del Colle Gnifetti con la traccia principale per poi effettuare la decisa deviazione verso destra e, percorrendo una appoggiatissima cresta, raggiungere più tranquillamente la vetta della punta Gnifetti (1-1,30 h).


Discesa:

Come per la salita.


Note:

Pur non nascondendo particolari difficoltà alpinistiche, la salita non è assolutamente da sottovalutare in quanto si svolge in ambiente glaciale dai 3.700 metri circa ai 4.600 metri circa, sufficienti quindi per dare distrurbi cardiorespiratori ad un organismo non sufficientemente allenato e preparato per la quota. Tolto un breve tratto sotto la Pyramide Vincent l´itinerario non risulta particolarmente crepacciato pur tuttavia essendo presenti anche in diversi altri punti della salita sotto il colle del Lys. Panorama e soddisfazione assolutamente indimenticabili. Se il Rif. Gnifetti è pieno si può pernottare al più basso Rif. Città di Mantova (q. 3498 m), un centinaio di m sotto lo Gnifetti.

ferrata di Camoglieres

When your happiness is above all mine……

FERRATA DI CAMOGLIERES

difficoltà: D
esposizione: Sud
quota base ferrata (m): 1000
sviluppo ferrata (m): 600
dislivello avvicinamento (m): 80

località partenza: Camoglieres (Macra , CN )

n° pp max 4 pp/guida alpina

Costo: 150 €/guida da suddividere tra i partecipanti

note tecniche:
Ferrata per esperti, il tempo di percorrenza è intorno alle 3 ore se si raggiunge la cima della Crocetta Soprana. La via ferrata introduce in un ambiente naturale,selvaggio ed incontaminato.

Decisamente consigliato il rinvio corto per i cambi in strapiombo (tenersi solo co le braccia al momento del cambio in strapiombo è troppo rischioso, specie se si è un po stanchi). Consiglio valido anche per gli “esperti”.

descrizione itinerario:
Imboccata la Valle Maira si attraversa Dronero, San Damiano Macra, Lottulo e poco dopo si prende sulla destra una stretta stradina che porta a Camoglieres.

Lasciare l’auto nel parcheggio e raggiungere a piedi, al fondo del paese, il sentiero che porta all’ attacco della ferrata (seguire i bolli gialli).
Si attacca il primo settore al cui temine c’è la prima via di fuga, seguono il secondo e terzo settore al cui termine c’è una via di fuga.

Seguendo i cartelli, sempre molto precisi, si giunge al quarto settore che è il più facile perchè è l’unico che non presenta tratti strapiombanti.
Al termine del quarto settore ennesima via di fuga e sentiero attrezzato che ci porta nei pressi del bellissimo ponte “tibetano” molto “dondolante” e “adrenalinico”.
Dopo il ponte altra via di fuga. Ci si porta all’ultimo settore, poco invitante perchè si nota subito un bello strapiombo, che però non è peggiore di tutti gli altri che abbiamo precedentemente superato. Al termine si può proseguire fino in punta o prendere subito il sentiero di discesa a tratti aereo ma nei punti più delicati attrezzato con funi metalliche.

Equipaggiamento: casco, imbragatura, kit da ferrata.

VERDON ARRAMPICATA TREKKING CANOA E RAFTING

Il sentiero Blanc-Martel è il più celebe tra i molti itinerari attorno la La Palud sur Verdon. Parte dallo chalet del la Maline ed arriva a Pont Sublime percorrendo per 15 km il canyon più famoso della provenza e non solo!

Si percorre in circa 5 ore, trovando lungo il percorso: scale metalliche molto ripide, grotte, tunnel bui, passaggi vertiginosi…..in un quando assolutamente maestoso.

Da non sottovalutare la lunghezza ed il dislivello (600 m), prevedere molta acqua, oltre ad un buon allenamento.

Il sentiero è vietato ai minori di 8 anni.

 Ma il Verdon è soprattutto celebre per le pareti di calcare perfetto dove la vertigine la fa da padrona! …….Vie per tutte le ambizioni!!!

E al termine di ogni scalata i borghi provenzali sono lì per rigenerare qualsiasi arrampicatore.

E per chi non ne avesse abbastanza è d’obbligo la dioscesa in canoa o gommone del Verdon da Castellane al Pont du Solieil, 2,30 ore di adrenalina sulle correnti del Verdon.

Mettetevi nelle mani di professionisti, anche per la canoa e il rafting, come Feel Rafting.

Su richiesta programmazione di soggiorno conprendente arrampicata, canoa con Feel Rafting, trekking (sentiero Martel o Imbut e Vidal), sistemazione in campeggio in mobile home o tenda

feel

Punta Roma 3.070 m Cresta del Colonnello

CRESTE: EQUILIBRISMI TRA LE NUVOLE

Le creste sono le linee ideali per salire una montagna, sono infatti state l’obiettivo principale dei pionieri dell’alpinismo per il loro estetismo e oltre al loro logicità e per il maggior riparo da taluni pericoli oggettivi come cadute di sassi.

Tra le nostre montagne il Monviso sembra creato apposta per essere salito e le sue creste ne sono le “vie” ideali, non necessariamente, però, le più semplici.

La cresta dal Colle delle Traversette al Monviso ad esempio rappresenta una cavalcata fantastica che culmina sul Re di Pietra a 3.810 metri.

Fu realizzata per la prima volta dal 27 giugno al 1° luglio 1968 Livio Patrile ed Hervè Tranchero, proprio loro i custodi storici dei rifugi Sella e Vallanta, in 5 giorni e 4 bivacchi raggiungendo la cima lungo la Cresta Nord-Nord-Ovest del Monviso, poi dalla vetta del Viso raggiungono il Dado di Vallanta e completano infine la traversata scendendo lungo la Cresta Ovest del Dado realizzando un’impresa alpinistica di gran classe.

Il 16 agosto 1990 Riki Maero, giovane alpinista di Piasco, prematuramente mancato duante la discesa dalla cima della Meije, realizza un altro bellissimo exploit: la prima solitaria della lunghissima cresta in solo 8 ore dal Colle delle Traversette alla vetta del Viso. Erano altri tempi, e un’altra visione delle cose……, ma sempre un gran momento di alpinismo.

Ma questo itinerario attira ancora i sogni di un’altro “ambizioso” il grande, Patrick Berhault . L’otto e nove gennaio 2001 è autore in due giorni di una straordinaria impresa: da solo e in pieno inverno percorre integralmente la cresta dal Colle delle Traversette alla vetta del Viso. Con questa fantastica avventura Berhault firma la prima solitaria invernale e rappresenta un importante capitolo dell’eccezionale traversata delle Alpi realizzata in 167 giorni concatenando le più belle pareti alpine dalla Slovenia alle Marittime in ventidue grandiose ascensioni “storiche”.

Oggi questo itinerario è noto come Cresta Berhault , in memoria del forte alpinista così legato alle nostre montagne scomparso sul monte Dom, nel Vallese, mentre stava realizzando un altro suo sogno.

Se non ci sentiamo ancora pronti per ripercorrere le orme di questi grandi alpinisti possiamo però vivere una giornata di “alta montagna” percorrendone il tratto cosiddetto “Cresta del Colonnello” che dal passo Giacoletti porta sulla cima Roma, non sarà come fare la Cresta Berhault, ma regalerà sicuramente delle forti emozioni in una intensa giornata.

Punta Roma 3.070 m Cresta del Colonnello

Il bellissimo itinerario della Cresta del Colonnello o Cresta Sud percorre interamente la lunga e dentellata linea che unisce il Passo Giacoletti alla Punta Roma.

L’avvicinamento al Passo Giacoletti permette di inoltrarsi gradualmente in un ambiente grandioso e via via sempre più complesso, al cospetto del Re di Pietra che si impone come un possente guardiano per tutta la salita.

Raggiungere il passo e iniziare la scalata sulla cresta sarà come librarsi leggeri nell’aria con un panorama a 360 gradi.

La prima salita della Cresta Sud della Roma, il 12 agosto 1921, rappresenta un momento importante nella carriera delle Guide Giuseppe e Giovanni Perotti, discendenti dell’illustre dinastia di Guide che, dal 1874, con trenta e più nuove vie tracciate, cento e più anni di lotta tenace, sacrifici ed eroismi, ha segnato la storia del MonViso. Per Giuseppe, detto “Pin”, questa è l’ultima “prima” della sua lunga carriera che conta oltre 500 salite al Viso e numerose prime di rilievo. Per Giovanni, appena ventenne, nipote di “Pin” e figlio del famoso “Farina”, inizia invece la sua carriera che sarà scandita da oltre 600 salite al Viso e innumerevoli vie nuove, sovente con il fratello Quintino, anche lui Guida.

Questo tratto di cresta ora è stato rivisto nell’attrezzatura in posto con la sistemazione di protezioni inox lungo il percorso che rendono l’itinerario più sicuro e divertente per un approccio molto più rilassato verso la montagna, senza però sottovalutare quello che stiamo facendo.

Avvicinamento:

Dal Pian del Re passando per Lago Superiore si raggiunge un ripiano con cartelli segnavia (2560 m) e si seguono le indicazioni per la normale alla Punta Roma.

Nei giorni di nebbia è facile in questo tratto vedere la famosa e simpatica Salamandra Lanzai, celebre anfibio tipico della zona, un endemismo locale classificato solo nel 1989. Attenzione a non pestare inavvertitamente questi bellissimi animaletti!

Dopo varie svolte si raggiunge un nuovo bivio ben indicato da cartelli (2800 m) e si lascia a destra il sentiero per la Punta Roma, dopo un breve tratto si lascia nuovamente a destra il sentiero per il passo del Colonnello (2820 m).

In leggera discesa si attraversa la conca erbosa e si raggiunge dopo pochi tornanti uno stretto canalino roccioso. Lo si attraversa seguendo il sentiero tra le rocce e, procedendo per cengette e facili saltini, si arriva al Passo Giacoletti (2990 m, targa in bronzo), il quale comunica con il passo di Vallanta, partenza della nostra cresta. Il sentiero è completamente segnalato e, nei tratti più esposti, attrezzato con tasselli da 10 mm e corde fisse, passi di II°. Ad inizio stagione o in autunno, se nevicato, sono indispensabili piccozza e ramponi per superare eventuali tratti di pendio coperti di neve. Dislivello in salita, 970 m, 460 m se si parte dal rifugio, tempo di percorrenza, ore 2/2,30.

Sicuramente consigliabile il pernottamento al rifugio Giacoletti (2740 m) specie se si concatena un’altra salita il giorno seguente come la cresta Est alla Cima Udine o la logica sequenza alla Cresta del Colonnello: il tratto Punta Roma-Cima Udine o Traversata Gagliardone.

Per prenotazioni il numero è 0175940104, per qualsiasi informazione sugli itinerari il custode , la Guida Alpina Andrea Sorbino, è sicuramente il miglior riferimento.

Autori della prima salita : Mario Sandri con la Guida Giuseppe Perotti e Giovanni Perotti, il 12 agosto 1921.

Difficoltà: PD+ 3c max, 3c obbl. Sviluppo 800 m.

Tempo di salita: 3-4 ore.

Attrezzatura: Fix 10 mm, piastrine e soste omologate. Portare una serie di frieds e fettucce di varia lunghezza. Attrezzata nell’agosto 2008.

Progressione: Per procedere in sicurezza su questo tipo di terreno è necessaria una buona dimestichezza con la tecnica di progressione chiamata “a corda tesa” o “in conserva” e un buon affiatamento tra tutti i membri della cordata.

Discesa: Dalla vetta seguire i segnavia rossi della via normale e il sentiero fino al rifugio, o il Pian del Re (1,30-2 ore)

Descrizione della via

Dal Passo Giacoletti, lasciare il sentiero che attraversa in direzione del Passo di Vallanta e procedere utilizzando la progressione “in conserva” lungo tutta la cresta formata da torrioni e gendarmi affilati mantenendo il filo frastagliato che fa da confine a pareti di oltre 200 metri. Le maggiori difficoltà si affrontano nel primo terzo. Si superano spigoli, fessure, diedri e camini, alternando alla progressione in conserva anche qualche tiro di corda da 25/30 metri.

– I numerosi Fix con piastrine posizionati lungo l’itinerario, oltre a renderlo più sicuro ne evidenziano meglio il percorso.

– Due Fix accoppiati indicano un punto di sosta o l’ancoraggio per una calata in doppia.

A circa metà itinerario si raggiunge il Passo del Colonnello (2995 m, targhetta), dal quale in caso di maltempo è possibile rientrare direttamente in rifugio (segnavia gialli). Dal Passo del Colonnello continuare in conserva lungo la cresta quasi pianeggiante fino alla base di un bel torrione verticale, superarlo a destra lungo un marcato diedro con due belle lunghezze di 25 e 20 metri, 3c obl. Raggiunta l’aerea cresta formata da affilati gendarmi e gradoni di rocce rosse, si percorre l’ultimo tratto sui ruvidi lastroni monolitici arrivando infine alla Madonnina della vetta.

Varianti: Dalla Punta Roma è possibile continuare la cresta per raggiungere Punta Udine, percorrendo la Traversata Gagliardone, 4-5 ore.

Vie di Fuga: In caso di maltempo, l’unica scappatoia è quella dal Passo del Colonnello raggiunto il quale si scende direttamente sul sentiero che conduce al rifugio, 1h e 20’. Il sentierino a tratti esposto, è segnalato con tacche di vernice fino all’incrocio del sentiero principale. E’ sconsigliata la discesa in corda doppia sugli opposti versanti della cresta per la complessa morfologia delle pareti.