Bella via classica di 500 metri D+ per le prime 5 lunghezze, AD per le rimanenti, accesso in 45 minuti dal rifugio.
Vedi la relazione su Montagne Nostre qui sotto:
Bella via classica di 500 metri D+ per le prime 5 lunghezze, AD per le rimanenti, accesso in 45 minuti dal rifugio.
Vedi la relazione su Montagne Nostre qui sotto:
Via divertente esposta a NE quindi fresca, 800 m AD+
Via in buona parte attrezzata cercando bene gli ancoraggi dalla relazione.
Dal colle della Bicocca si segue la normale fino alla base della cresta nord-est (1 ora). Al bivio che dà la possibilità di andare a dx in direzione del versante nord, tenere invece la sx e continuare sul sentierino della via normale fino ad aver superato una prima fascia rocciosa (catene), giungendo su una grande cengia erbosa. Reperire a dx un grosso ometto che dà la direzione per traversare a dx su ripidi sfasciumi con tracce (altri ometti, nevaio ad inizio stagione) in direzione di un enorme diedro in una zona biancastra proprio sulla cresta nord-est (vedi foto). Oltrepassare il primo rilevante sperone, oltrepassare anche il successivo, quindi salire qualche metro in un ripido canalino alla base di un terzo sperone, sul quale si svolge il primo tiro. A una decina di m dall’attacco si vede il primo fix rosso ruggine sulla placca bianca e sopra ancora un chiodo.
L1: dritti sullo sperone, 45m, 3° e 4° (1fix, 2 chiodi)
L2/L3: salire il successivo dosso roccioso abbattuto (che è un avancorpo rispetto alla parete nord) fin quasi al suo termine, 40 e 45 m, 3°-, nessun chiodo intermedio
L4: senza percorso obbligato portarsi in conserva sulla sinistra alla base della parete nord, da qui individuare e salire sempre in conserva una evidente e facile cengia ascendente a destra, al termine della quale traversare a dx con breve discesa e risalita su detriti fino alla base della fessura a Y sotto le placche della parete nord, visibile già dall’uscita del dosso roccioso precedente
L5: scalare la fessura seguendone il ramo sinistro, ben più facile, e ignorare il ramo di destra, dove compaiono un cordino attorno ad una pietra incastrata ma mobile (!) e più su un chiodo, ben più impegnativo; il ramo di sinistra è sprotetto, ma proteggibile a friend; al termine della fessura portarsi su una cengia un più in alto a destra, dove si reperisce la sosta (ch.+fix), 4+, 20 m.
L6: tiro ascendente in diagonale a destra, reperire 1 chiodo intermedio con cordino che da la direzione di salita, 30 m, 3°
L7: proseguire seguendo la stessa direzione diagonale, individuando 1 chiodo intermedio con cordino che dà la direzione, 3°+, 4°-, 40 m; sosta
L8: proseguire nella stessa direzione, 1 chiodo dopo una decina di metri, poi uno spit, dopo il quale attraversare in piano a destra un canalino roccioso con un passo in discesa, reperire sull’altra sponda, un po’ più in alto, una sosta nuova con catena, 3°-, 25m
L9: alzarsi qualche metro e traversare in leggera salita a destra trovando 1 fix con cordino, proseguire orizzontalmente fino a giungere ad una sosta nuova con catena, sul bordo di un pronunciato scalino che incide verticalmente la parete, sotto la verticale di un diedro aperto giallastro che porta alla cresta a fil di cielo sulla sx, 2°, 25 m
L10: salire verticalmente la placca appoggiata soprastante, caratterizzata nella parte superiore da una grande fessura, reperire uno spit intermedio, quindi seguire la fessura o la placca alla sua destra (fix con cordino molto a dx), e portarsi comunque alla base della strapiombante faccia destra del diedro giallastro dove si trova la sosta (fix+ch.), 3°+, 4°-, 30 m
L11: seguire il diedro scalando le facili placche della faccia sinistra, fino ad uscire su una stretta forcella, 30 m, 2°, 3+°
Dalla forcella, traversando a sx per cengia erbosa, entrare in un ripido canale di erba e rocce; risalirlo in conserva e brevi tiri sino ad uscire sull’anticima, 80 m, passi di 2° e 3°+. Da lì a piedi proseguire per cresta con qualche passo di 2° fino a reperire la normale che in 10 min porta in vetta al Pelvo.
Fu la via dei primi salitori nel 1883, nel 1974 Gianni Bernardi, Michele Gozegno e Piero Marchisio fecero la prima invernale. 100 anni dopo la prima salita, nel 1983, Stefano De Benedetti, per la prima volta, discese questa linea con gli sci.
Dopo il primo tratto di traverso, girato uno spigolo siamo saliti direttamente per un canale abbastanza ripido che finisce in una barra rocciosa che si supera direttamente (vecchia corda incastrata). L’ultima lunghezza di 50 metri di protegge bene con dei Camalot.
Punta Gastaldi: un vero gioiello incastonato nella valle Po, che non si concede facilmente…..
Interessante novità del 2016, questa ferrata propone una nuova concezione di ituinerario tra l’arrampicata e la ferrata classica, due belle tirolesi inoltre arricchiscono questa salita, per una ripetizione completa calcolare 4/5 ore.
Traversata del Corborant con Vilma e Alessandro, instancabili scialpinisti ambiziosi