San Vito Lo Capo Trapani arrampicata da sogno

San Vito Lo Capo, un  posto paradisiaco per l’arrampicata e per il paesaggio.

L’ospitalità di Vito Pace al B&B Alighieri 21 di San Vito aiuta a vivere una splendida vacanza arrampicatoria in questi posto che è pieno di risorse.

Il volo diretto da Levaldigi a Trapani avvicina a noi enormemente questo sito tutto da scoprire…..una speldida idea per il prossimo autunno.

 

Anello Viviere – monte Scaletta – rocca Peroni

Tra storia e paesaggio, questo fantastico anello, in parte attrezzato, con passaggi anche in galleria, è vermente una sorpresa e sicuramente da non perdere, meglio con un libro di storia in mano!!

Per tutto l’anello contare circa 6 ore: Viviere – passo dell’Escalon – colle di Scalletta – monte Scaletta 2840 (sentero Roberto Cavallero) – passo Peroni – bivacco due Valli -. colletta Vittorio – ricovero Escalon – Viviere

Bric Castea 1800 m valle Vermenagna

Bella gita esposta a Sud, breve ma interessante per il finale con qualche roccetta e per il panorama grandioso che gode dalla vetta.

Si parte da Limone Piemonte, vallone di S. Anna, si parcheggia a tetto Gianet o Ziton 1188 m circa. Si segue l’itnerario per il colle dell’Arpiola e in breve si giunge alla suggestiva cima.

Dislivello 565 m, durata circa 2,30 ore, per uno sviluppo di 5,5 km

Giro escursionistico dei Ciciu del Villar

Breve anello adatto alle stagioni fredde o intermedie, ricco però di aspetti geologici molto interessanti.

Quota partenza 653 m, quota massima 915 m, facile, durata 2 ore circa con visita dei principali Ciciu.

I “ciciu” si sono formati presumibilmente al termine dell’ultima era glaciale, in seguito allo scioglimento dei ghiacciai che portò il torrente Faussimagna (affluente di sinistra del torrente Maira) ad esondare, erodendo le pendici del monte San Bernardo e trasportando a valle un’enorme massa di detriti. Questo portò alla formazione di un conoide alluvionale costituito da un terreno rossiccio, ricco di sostanze ferrose, che costituisce i gambi degli attuali funghi di erosione. In seguito, presumibilmente per effetto di frane e terremoti, rotolarono a valle diversi massi staccatisi dal monte San Bernardo: pietre di colore più scuro, che ricoprirono il terreno alluvionale. A poco a poco il Faussimagna ricoprì anche le pietre scure, fino a quando, per effetto dei violenti movimenti tettonici avvenuti durante il Pleistocene superiore, il terreno subì un improvviso innalzamento, e il fiume si ritrovò a scorrere più in basso. Iniziò quindi ad erodere il terreno, riportando alla luce i sassi che aveva ricoperto, arrotondandoli e levigandoli a poco a poco. Allo stesso modo il terreno subì l’azione erosiva degli agenti atmosferici: ma mentre il terreno poco coerente del versante della montagna venne portato via facilmente, i sassi fornirono una sorta di “protezione” alle colonne di terreno sottostanti, riparandoli come se fossero ombrelli. Il risultato è quello che vediamo ancora adesso, con i massi erratici sorretti da colonne di terreno: dei camini delle fate.

L’azione erosiva non si ancora fermata ai nostri giorni: continua ad avvenire, per effetto delle piogge e di rigagnoli che si formano dopo di esse, ma in modo più lento. Tuttavia accade talvolta che la colonna di terreno che sorregge un masso, per effetto dell’erosione, diventi troppo sottile: in questo caso il “ciciu” si distrugge, e il masso rovina a terra, esponendo il gambo a un’erosione accelerata, e proteggendo dal dilavamento una nuova porzione di terreno (ponendo quindi una situazione favorevole alla creazione di un nuovo ciciu, anche se i tempi sono ovviamente molto lunghi).

Lo studio effettuato nel 2000 ha poi evidenziando la presenza di almeno due diverse generazioni di colonne di erosione: i “ciciu” si sarebbero quindi formati in almeno due fasi evolutive distinte.

I “ciciu” sono funghi rocciosi composti, come si è detto, da due parti: da un “cappello” di gneiss occhiadino, un tipo di roccia metamorfica di origine magmatica caratterizzata da bande grossolane di minerali alternativamente chiari e scuri, tipica del massiccio Dora-Maira (dominio geologico alpino che si estende dalla bassa Valle Maira alla media Valle Susa); e da un “gambo” di terra e pietrisco, costituito prevalentemente da una frazione fine (al 90% limo e sabbia, al 10% argilla), a cui si aggiungono frammenti di quarzo, gneiss e micascisti: una miscela molto friabile, cementata da una matrice silicea ricca di ossidi di ferro, che le conferisce il tipico colore rossastro. (fonte Wikipedia)

Andonno, giro della palestra di arrampicata

Il giro della palestra di arrampicata di Andonno è un breve ma spettacolare anello che si snoda sui pendii assolati delle rocce del Cros.
Si presta a varie combinazioni che ne fanno variare la lunghezza ed il panorama, meritevole la visita delle pareti della palestra percorsa da splendidi itinerari di alta ed altissima difficoltà (fino al 9b), famosi internazionalmente.
La partenza è il parcheggio della palestra di roccia (grotta con Presepe) a quota 754 m, il dislivello dell’anello più ampio è di 383 m per una percorrenza di 2,77 km, prevedere circa 1,30 h.